<<“a che cosa servono gli occhi?”
” a guardare la vita!”…e sento che non esistono i muri di silenzio ma solo quelli di troppe parole non dette.>>
È questo uno dei sentimenti che ti lascia la lettura di “Tante storie”. L impossibilità di oltrepassare i muri costruiti da “troppe parole non dette”, perché oggi come oggi non sappiamo più tenere viva la comunicazione genitore-figlio-scuola-società.
Fabrizia Di Lalla ci porta tra i banchi di una scuola dove le storie possono essere di chiunque, non solo di Carmen, immobilizzata nella sedia a rotelle, “la ragazzina gracile e minuta, che sembra possedere una forza sovrumana e un grande spirito di sopportazione” ; di Jin che spera essere bocciato per lavorare nella bottega del padre e che l’italiano non vuole imparare perché ” tanto in Cina ci devo ritornare” o di Vanessa ” la stronzetta, pettegola e fanatica, che si crede il centro del mondo ” o di Guglielmo quel ragazzino “minuto, quasi minuscolo”, col suo viso delizioso ma un’anima pietrificata dal dolore per la perdita prematura del padre.
Storie, tante storie, di molti altri bambini che imparano in fretta a diventare adulti, desiderosi di qualcuno che sappia ascoltare, che li capiscano e da cui possono ricevere sostegno morale.
Storie anche di una “Fabri” con cui prendere un caffè sulla panca davanti al distributore delle merendine “off-limits” per i ragazzi , ma con la quale si può condividere il grande segreto di essere diventata donna. Perché tra le pagine di questo libro si possono leggere non solo le esperienze dei ragazzi di scuola media o dal centro per i giovani, ma anche quelle dell’autrice,
La sua esperienza lavorativa e la sua professionalità contribuiscono a dar luce ad un mondo adolescenziale degli incompresi, degli emarginati, dei diversamente abili ma non solo fisico, pure emotivo.
“Tante storie” il libro di Fabrizia Di Lalla è una testimonianza del andamento della nostra società .
articolo di Lacramioara Maricica Nita