Il cortile delle statue silenti, di Francesco Paolo Oreste

IL CORTILE DELLE STATUE SILENTI, di FRANCESCO PAOLO ORESTE
“Un fiocco rosa, un grembiulino bianco, lo zainetto di Barbie sul sedile della prima fila di un pulmino parcheggiato in un cortile. L’autista si gira e spalanca il suo sorriso giallo, a passi brevi verso quell’alito puzzolente, sulfureo. Le mani frugano, ruvide, afferrano due manine, bianchissime, e si fanno frugare. Poi il solito inferno, con Gesù Cristo, la Madonna e Padre Pio affacciati dal parabrezza, altissimi, a guardare, immobili e silenti, a giudicare, severi, a nascondere quella vergogna. Il cortile è pieno di statue, mille spettatori, pochi quotidiani immensi minuti di male assoluto tra mille sguardi muti.
Poi tutto finisce. Lui la ripulisce, si ricompone, le punta un indice in faccia e le ricorda che nessuno la ama come lui, che nessuno deve sapere Come la ama, perché non capirebbero, perché direbbero che è stata lei a sedurre un onesto padre di famiglia, che lei è una prostituta, come sua madre. La mela cade sempre vicino all’albero, la maderebbero via dalla sua famiglia, via dalla scuola, via da tutto e da tutti.
Le manine afferano lo zainetto e lo poggiano sulle gambe. Dopo un po’, se insieme agli occhi imari a chiudere il cuore, non fa nemmeno così male, una bambolina e un’amica e puoi tornare a fare la bambina. Fino alla prossima volta o domani o il giorno dopo. Ma fino a quel momento giocare e ridere, fino al prossimo inferno.”

Questa volta il male ha un nome: Luca Setaro, l’uomo del pulmino giallo con il sottomarino disegnato sul fianco. Luca, che a sua volta il Male lo conoscevo bene per via di Lui, il Signore…il Signore della catena al collo, delle botte, delle lezioni impartite quando la mamma non ci stava. Quante lacrime ha fatto sparire il suo cuscino qual’ora Lui li affondava la testa in esso …quante paure ha cancellato il buio della sua stanza due per due…quante volte desiderava le carezze di sua madre dopo ogni lezione del Signore ma invece delle carezze arrivavano le bestemmie!
La sua libertà l’hanno pagata cara! La spranga di ferro si è rivelata un’arma potente, capace di cancellare le sue sofferenze per sempre! Poi…una famiglia nuova, una vita nuova e il Male, con le sue radici profonde è riemerso trasformandolo da vittima in carnefice!
La sua morte, su quale ispettore Romeo Giulietti è costretto a indagare fa fiorire dal passato i nomi delle sue vittime: Serena Matrone- la drogata, Renato Settembrini- l’avvocato, Rebecca Ranieri -“cioccolato amarena e fosforo”, (per quest’ultima l’ispettore nutre un amore che li sconvolge la quotidianità).
Chi sarà l’assassino? Ognuno in parte vorrebbero cancellare i momenti più bui della loro infanzia. Renatino non può più vivere con il rimorso di non aver aiutato Serena e di essersi rallegrato in giorni quando il Male non toccava a lui. Scendeva dal pulmino giallo e correva verso casa guardando il viso rassegnato di Serena, la “figlia di nessuno”, la piccola adottata dal ingegnere e da sua moglie dopo la prematura scomparsa di loro figlia. No, adesso sarà lui a prendersi cura di lei…ma che peccato! è arrivato troppo tardi! L’altro Male, la droga, ha avuto il meglio!
E allora! Come si può vincere il Male che ti marcisce dentro? O tocchi il fondo come a fatto Serena, o arrivi in alto, portando la legge dalla tua parte come Renato.
O meglio ancora ti spogli il cuore di ogni vello d’amore, ti stampi sul viso un sorriso da regalare al prossimo e lasci le lacrime libere di portare via ogni sofferenza, al riparo della notte! E quello che a deciso di fare Rebecca, la dea con gli occhi come due laghi profondi.
Ringrazio l’autore per avermi fatto soffrire insieme ai protagonisti del suo libro, per aver sperato che l’amore può cancellare tutti i mali del mondo, per aver vissuto il dolore delle piccole vittime indifesi e per avermi odiato e di sentirmi impotente nell’indifferenza “come le statue silenti” in un cortile, testimoni del Male assoluto.